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338 | storia della decadenza |
i siti di Dorilea, di Antiochia, di Pisidia, di Iconium, di Archelaide, di Germanicia, confrontando queste antiche denominazioni, co’ moderni nomi di Eskishehr (la Vecchia Città), Akshehr (la Città Bianca), Cogni, Erekli e Marash. I pellegrini attraversarono un deserto, ove un bicchier d’acqua a prezzo d’argento vendeasi; e al tormento d’una intollerabile sete, ne succedè un maggiore, allorchè il primo ruscello scopersero; tanto furono ad essi fatali e l’impazienza di estinguer la sete, e l’intemperanza nello sbramarla. Con paura, e a stento, superarono le discoscese e sdrucciolevoli pendici del monte Tauro; nel qual varco un grande numero di soldati, per minorare i pericoli della salita, si spacciò delle proprie armi, onde se il terrore non avesse preceduto il loro antiguardo, bastava una mano di nemici risoluti, a gettare nel profondo di orridi precipizj, quelle torme da spavento comprese. I due più rispettabili Capi de’ Crociati, il Duca di Lorena e il Conte di Tolosa, venivano portati entro lettighe. Raimondo era salvo, diceasi, per miracolo, da una malattia pericolosa, che non lasciava luogo a speranza; Goffredo aveva sofferto grave strazio da un orso, che ci stava nelle montagne di Pisidia cacciando.
[A. D. 1097-1151] Perchè nulla mancasse alla generale costernazione, il cugino di Boemondo e il fratello di Goffredo, disuniti eransi dall’esercito, ciascuno co’ suoi squadroni, composti di sei o settecento uomini a cavallo.
Guglielmo di Tiro è il solo storico delle Crociate che conosca alcun poco l’antichità. Il Sig. Otter ha presso che passo a passo seguìti i Franchi da Costantinopoli fino ad Antiochia (Voyage en Turquie et en Perse, t. I, p. 35-88.)