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dell'impero romano cap. lviii | 307 |
e passando per la Lombardia, una folla d’Italiani, che sotto le sue bandiere arrolaronsi; onde a centomila combattenti, di fanteria e cavalleria, le forze del medesimo in tutto sommavano. Se Raimondo, primo ad assumere il vessillo della Croce, fu l’ultimo a mettersi in cammino, la grandezza degli apparecchi da esso fatti, e il disegno di dire eterno addio alla sua patria, possono riguardarsi come una scusa legittima di tale tardanza.
IV. Una doppia vittoria, sul greco imperator riportata, avea già fatto celebre il nome di Boemondo, figliuolo di Roberto Guiscardo; ma il testamento paterno al principato di Taranto, e alla sola ricordanza de’ trofei orientali lo avea ridotto, allorchè la fama eccitata dalla santa impresa, e il passaggio de’ Pellegrini franchi il destarono. È meritevole di attenzione il carattere di questo Duca normanno, in cui più che in altri ravviseremo grande ambizione, congiunta a fredda politica, nè però affatto scevra di religioso fanatismo. La condotta da lui tenutasi dà luogo a credere, ch’egli avesse regolati di nascosto i disegni del Sommo Pontefice, e finto in appresso di venirli a saper con sorpresa, e di secondarli con zelo. Nell’assedio di Amalfi, co’ discorsi e coll’esempio, il fervore de’ confederati maggiormente infiammò; si lacerava le vesti per presentar di Croci coloro che al suo esercito si ascrivevano, e già comandava diecimila uomini a cavallo, e ventimila fanti, quando a visitar Costantinopoli e l’Asia s’apparecchiò. Molti Principi normanni seguirono ansiosamente l’antico lor Generale; ma il cugino di esso, Tancredi1, più di suo
- ↑ Erano genitori di Tancredi il marchese Odone il Buo-