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dell'impero romano cap. lviii | 297 |
gonza, a Spira, a Worms più migliaia di questi infelici furono spogliati e trucidati1, nè dopo la persecuzione di Adriano, altra più sanguinolenta ne aveano sofferta. Ben la fermezza de’ Vescovi salvò alcuni di essi che momentaneamente finsero di abbracciare il Cristianesimo; ma gli Ebrei più ostinati, fanatismo opposero a fanatismo, e sbarrate le proprie case, e lanciandosi entro il fiume, o in mezzo alle fiamme, colle proprie famiglie e co’ proprj tesori la rabbia, o almen l’avarizia, de’ furibondi lor nemici delusero.
[A. D. 1096] Tra i confini dell’Austria e la capitale dell’Impero d’Oriente i Crociati dovettero attraversare, per un intervallo di seicento miglia, i selvaggi deserti della Ungheria e della Bulgaria2. Fertile oggidì, e frastagliato da fiumi è quel suolo; ma in quella età non vi si incontravano che paludi, e quelle vastità di foreste, la cui estensione non conosce più limiti, allorchè l’uomo è schifo di assoggettare alla propria solerzia la terra. Avendo entrambe le nazioni ricevuti i principj del Cristianesimo, gli Ungari obbedivano ad un principe nato fra essi; un luogotenente del greco Imperatore i Bulgari governava. Ma la feroce indole di queste genti, al più lieve pretesto di scontento, de-
- ↑ Lo spogliamento e le strage degli Ebrei che per ogni Crociata rinnovellavansi, vengono dipinti come cose indifferenti dagli storici di quella età. Vero è che S. Bernardo (epist. 363, t. I, p. 329) avverte i Francesi orientali che non sunt Judaei persequendi, non sunt trucidandi. Ma un frate, rivale di S. Bernardo, predicava un’affatto opposta dottrina.
- ↑ V. la Descrizione contemporanea dell’Ungheria in Ottone di Freysingen (l. II, c. 31) e nel Muratori (Script. rerum ital., t. VI, p. 665, 666.).
tanta anni (egli scrivea verso l’anno 1170) per rilevarsi dopo le perdite e le stragi sofferte.