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292 | storia della decadenza |
stre1. I vassalli, i soldati poneano la propria fortuna nelle mani di Dio e del loro Signore. Le spoglie di un Emiro turco, bastar doveano ad arricchire l’infimo tra i fantaccini: la squisitezza de’ vini della Grecia, l’avvenenza delle donne di quel paese, nella immaginazione di que’ campioni della Croce, destavano commozioni più conformi alla natura umana, che alla lor professione2. Nel medesimo tempo, l’amore della libertà accendea gli animi di tutti coloro che della tirannide feudale ed ecclesiastica erano vittime. Col divenire Crociati, i borghigiani, e i contadini, soggetti alla servitù della gleba, sottrar si poteano al giogo di un superbo padrone, e trapiantarsi colle loro famiglie in una terra di libertà. Il frate vedeva un modo di sciogliersi dalla rigida disciplina del suo convento; il debitore di sospendere gl’interessi dell’usura e le persecuzioni de’ creditori; gli assassini, e i malfattori d’ogni genere, di sfuggire la punizione de’ loro delitti, e di disfidare impunemente le leggi3.
Potenti e numerosi erano questi motivi; ma dopo
- ↑ I venturieri scriveano lettere intese a confermare tutte queste belle speranze, ad animandos qui in Francia residerant. Ugo di Reiteste vantavasi di avere in sua porzione una abbazia e dieci castella, pretendendo che la conquista di Aleppo altre cento glie ne frutterebbe. (Guibert, p. 554, 555).
- ↑ Nella sua lettera, o vera, o falsa, al conte di Fiandra, Alessio fa un miscuglio de’ rischi della Chiesa, delle reliquie de’ Santi e dello amor auri et argenti et pulcherrimarum faeminarum voluptas (p. 476): come se, montando in collera, osserva Giberto, le donne greche fossero più belle delle francesi.
- ↑ V. i privilegi de’ Crucesignati, immunità da’ debiti, usure, ingiurie, braccio secolare ec. Essi erano sotto la perpetua salvaguardia del Papa (Ducange, t. II, p. 651, 652).