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dell'impero romano cap. lvii |
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me; e stava sottoscrivendo il decreto della restituzione delle chiese, quando venne assassinato da alcuni sgherri mandati a tal fine da una sorella del medesimo. I Califfi successori di Akem riassunsero le antiche massime della religione e della politica musulmana: regnò nuovamente la tolleranza: mercè i pietosi soccorsi spediti dall’Imperatore di Costantinopoli, risorse di mezzo alle sue rovine il Santo Sepolcro, e, dopo essere stati privi di tal vista per qualche tempo, i pellegrini vi ritornarono con quel fervore che delle privazioni suol essere conseguenza1. Il viaggio di Palestina per mare offeriva non pochi pericoli, nè frequenti erano per imprenderlo le occasioni: ma la conversione della Ungheria aperse una comunicazione sicura fra l’Alemagna e la Grecia. Il caritatevole zelo di S. Stefano appostolo del suo regno, soccorreva e guidava i pellegrini2, che per trasferirsi da Belgrado ad Antiochia, attraversavano per mezzo ad un impero cristiano un’estensione di mille cinquecento miglia. [A. D. 1024] Non mai con più forza il fervore dei pellegrinaggi tra i Franchi erasi manifestato, e si vedeano coperte le strade di persone di
- ↑ Per idem tempus ex universo orbe tam innumerabilis multitudo coepit confluere ad sepulchrum Salvatoris Hierosolimis, quantum nullus hominum prius sperare poterat. Ordo inferioris plebis .... mediocres .... reges et comites .... praesules .... mulieres multae nobiles cum pauperioribus .... pluribus enim erat mentis desiderium mori priusquam ad propria reverterentur. (Glaber., l. IV, c. 6; Bouquet, Historiens de France, t. X, p. 50).
- ↑ Glaber (l. III, c. 1). Katona (Hist. crit. reg. Hungar., t. I, pag. 304-311) si fa ad esaminare, se S. Stefano abbia fondato un monastero a Gerusalemme.