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dell'impero romano cap. liv |
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eretici meno odiosi di questi, condannarono senza misericordia la dottrina, gli scritti e le persone dei Montanisti e de’ Manichei. Consegnati alle fiamme i lor libri, chiunque osò conservarne o professare le opinioni che vi si racchiudevano, a ignominiosa morte fu condannato1. Simeone, inviato dall’Imperator greco a Colonia, vi si mostrò armato del poter delle leggi e della forza militare, per atterrare il Pastore, e ricondurre, se possibile era, lo smarrito gregge in seno della Chiesa. Con atto di raffinata crudeltà, dopo aver fatto collocare l’infelice Silvano a capo de’ suoi schierati discepoli, comandò a questi di meritarsi il perdono, e di dar prove di pentimento, col trucidare il loro padre spirituale. Non sapendo eglino risolversi a tanta empietà cadeano i sassi dalle lor mani, nè in tutta quella banda vi fu che un solo carnefice, o secondo il dire de’ fanatici, un nuovo David che rovesciò il gigante dell’eresia. Questo apostata nomavasi Giusto, il quale ingannò una seconda volta, e tradì i suoi malaccorti fratelli. L’inviato dell’Imperatore diè a divedere nella propria persona una nuova conformità cogli atti di S. Paolo: simile all’Appostolo abbracciò la dottrina della quale chiarito erasi persecutore, e, rassegnate dignità e ricchezze, acquistò nella setta de’ Paoliziani la gloria di un
- ↑ Hoc caeterum ad sua egregia facinora, divini atque orthodoxi imperatores addiderunt, ut Manichaeos Montanosque capitali puniri sententia juberent, eorumque libros quocumque in loco inventi essent flammis tradi; quod si quis uspiam eosdem occultasse deprehenderetur, hunc eundem mortis paenae addici, ejusque bona in fiscum inferri. (Pietro il Siciliano p. 759). Che di più poteano augurarsi il bigottismo e lo spirito di persecuzione?