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dell'impero romano cap. lvii | 215 |
era il colpevole: e tali furono le mie angosce sin dall’istante in cui mi portaste querela, che da tre giorni io non avea preso cibo„.
II. Il Sultano di Gazna avea bandita la guerra alla dinastia de’ Bovidi, sovrani della Persia occidentale. Ivi allora governava, a nome d’un fanciullo, la sultana madre che accortamente così scrisse a Mamud: „Finchè è vissuto mio marito ho paventata la vostra ambizione; egli era un principe e un guerriero degno del vostro valore. Or più non vive, e lo scettro di lui è passato nelle mani di una donna e d’un fanciullo; voi non oserete assalire l’infanzia e la debolezza. Niuna gloria andrebbe unita alla vostra conquista, e vergognosissima sarebbe per voi una disfatta, giacchè, per ultimo, l’Onnipossente è solo arbitro delle vittorie.„ Mamud sospese l’invasione sintanto che il giovine principe fosse a virilità pervenuto1.
Un sol difetto, l’avarizia, oscurava il bel carattere di Mamud: nè altri più di lui giunse ad appagare questa passione. Gli Orientali oltrepassano perfino i limiti della verisimiglianza nel descriverne i tesori, facendoli ascendere a tanti milioni d’oro e d’argento quanti l’avidità umana non ne ha accumulati giammai, e a perle, diamanti e rubini, che di tal grossezza non ne produsse mai la natura2. Conviene ciò nono-
- ↑ D’Herbelot, Biblioth. orientale, p. 527. Del rimanente queste lettere, questi apoftegmi ec. offrono di rado il linguaggio del cuore, e il motivo delle pubbliche azioni.
- ↑ Essi citano a cagion d’esempio un rubino di quattrocentocinquanta miskali (Dow, vol. I, pag. 53) ossia di sei libbre e tre once: mentre il più grosso fra i rubini trovato nel tesoro di Dely non pesava che diciassette miskali (Voyages de Tavernier, part. II, p. 280). Ben vero è che nell’Oriente