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212 storia della decadenza

ad aprirgli le porte. La conquista del regno di Guzarate, tentata avendo l’ambizione del vincitore, la fertilità poi del paese lo indusse a stanziarvisi, e per avarizia si lasciò adescare dal disegno di scoprire nell’Oceano Australe le isole produttrici dell’oro e degli aromi. I Raia conservarono, pagando un tributo, i loro dominj: il popolo ricomperò allo stesso prezzo la vita e la proprietà, ma lo zelante Musulmano si mostrò crudele e inesorabile verso la religion dei Gentù: si contano a centinaia i tempj e le pagode adeguate al suolo per ordine di costui, e a migliaia i simulacri d’idoli infranti, che, composti di materie preziose, furono eccitamento e premio ai fedeli seguaci del Corano. La pagoda di Sumnad trovavasi sul promontorio di Guzarate, nelle vicinanze di Diu, città compresa fra gli antichi possedimenti de’ Portoghesi, e ad essi rimasta1. Ricca delle rendite di duemila villaggi questa pagoda, vi stavano duemila Bramini consacrati al servigio della divinità del paese, e questa lavavano mattina e sera con acqua attinta al Gange, benchè posta ad una distanza considerabile da quel paese; cotesti Bramini aveano sotto il loro comando trecento musici, trecento barbieri, e cinquecento danzatrici distinte per nascita o per avvenenza. Da tre bande l’Oceano difendea il tempio; e un precipizio o naturale, o scavato dall’opera umana, chiudea l’ingresso della stessa lingua di terra su di cui trovavasi collocato: una nazione di fanatici popolava la città e que’ dintorni. I ministri del tempio, e i devoti, ban-

  1. Feristà chiama i Portoghesi gl’idolatri europei (Dow, vol. I, p. 66). V. Abulfeda, p. 272, e la Carte da l’Indostan, del Rennel.