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dell'impero romano cap. lvii 211

gine della sua fama e delle sue ricchezze, gli derivò dalla santa guerra ch’ei mosse ai Gentù dell’Indostan. Basterebbe appena un volume a descrivere i combattimenti e gli assedj, che alle sue dodici spedizioni andarono uniti, e che, estranei al mio argomento, cercherò racchiudere in men d’una pagina. Nè inclemenza di stagioni, nè altezza di montagne, nè larghezza di fiumi, nè sterilità di deserti, nè copia di nemici, o formidabile apparecchio dei loro elefanti da guerra1, arrestarono mai il cammino del Sultano di Gazna, che i suoi trionfi portarono oltre i limiti delle conquiste di Alessandro. Dopo una peregrinazione di tre mesi fra le colline di Cascemira e del Tibet, ei pervenne alla famosa città di Kinnoga2 situata alle rive dell’alto Gange, e in una battaglia navale accaduta sopra un ramo dell’Indo, quattromila battelli carichi di nativi sconfisse. Dely, Lahor, e Multan costrette vidersi

  1. Feristà, giusta i racconti del Dow (Hist. of Hindostan, v. 1, p. 49), fa menzione di un’arma da fuoco che diceasi adoperata fra gli eserciti degl’Indù; ma non m’indurrò sì facilmente a persuadermi di tale uso anticipato dell’artiglieria (A. D. 1008), e piacerebbemi esaminare prima il testo, indi l’autorità di Feristà che vivea nel secolo XVII alla Corte Mogolla.
  2. Kinnoga o Canoga (l’antica Palimbotra), vien collocata a 27.° 3′ di lat. e 80.° 11′ di long. V. D’Anville (Antiq. de l’Indie, p. 60-62), e la correzione del Maggiore Rennel che ha visitati i paesi in persona. (V. la sua eccellente Memoria sulla carta dell’Indostan, p. 37-43). Molte riduzioni sono da farsi sui trecento gioiellieri, e sulle trentamila botteghe di noci di areca, e sulle sessantamila bande di musici ec. numerati da Abulfeda (Geogr. Tab. XV, pag. 274: Dow, vol. I, p. 16).