la perseveranza e il coraggio di Manuele, giunto a sbarcare un secondo esercito ai lidi d’Italia: onde indirigendo rispettose proposte al novello Giustiniano, [A. D. 1156] sollecitò una pace, o una tregua di trent’anni, accettando, come favore, il titolo di Re, e vassallo militare dell’Impero Romano riconoscendosi1. I Cesari di Bisanzo a questo fantasma di dominazione si accomodarono, senza bramar forse mai l’opera de’ Normanni, onde la tregua di trent’anni da alcun atto ostile fra la Sicilia e Costantinopoli non fu turbata. E stava per terminare la tregua, allorchè usurpò il trono di Manuele un barbaro tiranno, orrore del suo paese e del Mondo: un principe fuggitivo della famiglia Comnena armò in suo favore Guglielmo II, pronipote di Ruggero; e i sudditi di Andronico non vedendo nel lor padrone che un nemico pericolosissimo, accolsero, come amici, i Normanni. [A. D. 1156] Gli Storici latini si diffondono raccontando2 il rapido progresso de’ quattro Conti che invasero la Romania, e molte castella e città al Re di Sicilia sommisero; i Greci3
↑V. intorno alla lettera di Guglielmo I, il Cinnamo (l. IV, c. 15, p. 101, 102) e Niceta (l. II, c. 8). Sarebbe cosa malagevole il decidere, se i Greci s’ingannassero eglino stessi, o volessero ingannare il Pubblico con queste adulatrici descrizioni della grandezza dell’Impero.
↑Non posso citare a tal luogo altre originali testimonianze fuor delle miserabili cronache di Sicardo di Cremona (p. 603), e del Fossa Nova (p. 875) che leggonsi nel settimo volume storico del Muratori. Il Re di Sicilia inviò le sue truppe contra nequitiam Andronici ... ad acquirendum imperium C. P. I soldati del medesimo furono capti aut confusi ... decepti, captique da Isacco.
↑Ne manca qui il soccorso del Cinnamo, e ci vediamo