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dell'impero romano cap. lvi 185

questa irrequieta amicizia, e le malattie e le diffalte non tardarono a distruggere gli eserciti dell’Alemagna1. Ruggero che di rado perdonava ai nemici, o morti, o vivi che fossero, il Duca della Puglia e tutti i partigiani del medesimo sterminò. Innocenzo, debole quanto vanaglorioso, divenne, al pari di Leone IX, suo predecessore, il prigioniero e l’amico de’ Normanni; e la loro riconciliazione trovò per celebrarla l’eloquenza di S. Bernardo, fattosi allora pien di rispetto verso il titolo e le virtù del Re siciliano.

Ad espiare la sacrilega guerra contra il successor di S. Pietro intrapresa, Ruggero avea promesso di inalberare lo stendardo della Croce; nè fu lento nel compiere un voto che ai suoi interessi, e alle mire di sua vendetta si conformava. I recenti oltraggi che sofferti avea la Sicilia, lo sollecitavano a giuste rappresaglie sui Saracini; e i Normanni già unitisi di sangue con tante famiglie di quella antica parte di Grecia rimembrarono, e vogliosi si fecero d’imitare, le imprese marittime di quelli che erano divenuti i loro antenati; laonde nella maturità di lor forze lottarono contro la potenza affricana che allor declinava. Allorchè il Califfo Fatimita si partì per la conquista dell’Affrica, volle ricompensare il merito reale, e la fedeltà apparente di Giuseppe, uno de’ suoi u-

  1. Ruggero corruppe il secondo ufiziale dell’esercito di Lottario, il quale fece sonare a ritratta, o piuttosto gridò alle truppe di ritirarsi: perchè gli Alemanni, aggiugne il Cinnamo (l. III, c. I, p. 51) non conoscono l’uso delle trombe. Nell’asserire la qual cosa, ci mostra di non conoscere egli medesimo gli usi de’ popoli che ha descritti.