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dell'impero romano cap. lvi |
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misero a cattivo partito la prudenza di Alessio, che avrebbe potuto prendere in mezzo e tribolar colla fame l’esercito degli assedianti. L’enumerazione delle province greche a’ que’ giorni, offre un triste raffronto tra quel che furono gli antichi limiti dell’Impero, e quello che erano divenuti. Raccolti in fretta, e in mezzo al comune terrore, i nuovi soldati, non fu possibile il ritrarre dalla Natolia o Asia Minore le sue guernigioni, se non se col cedere ai Turchi le città che da queste istesse guernigioni erano custodite. Il nerbo dell’esercito greco stavasi ne’ Varangi, e nelle guardie scandinave, il cui numero avea poco prima ricevuto rinforzo da una truppa di esuli e di volontarj venuti dall’isola di Tule, o della Gran Brettagna. I Danesi e gl’Inglesi parimente, sotto il giogo de’ Normanni gemeano; laonde molti giovani venturieri vennero nella risoluzione di abbandonare una terra di schiavitù, e abbracciando lo scampo che ad essi il mare offeriva, peregrinarono lungamente a tutte le coste, ove qualche speranza di libertà e di vendetta allettavali. Il greco Imperatore a sè gli assoldò, e primieramente in una nuova città della costa d’Asia stanziarono; ma non andò guari che Alessio chiamatili al servigio immediato del suo palagio, e della imperiale persona, nella lor fedeltà e prodezza un bel retaggio preparò ai suoi successori1. Rammen-
- ↑ V. Guglielmo di Malmsbury, De Gestis Anglor., l. II, p. 92. Alexius fidem Anglorum suscipiens, praecipuis familiaritatibus his eos applicabat, amorem eorum filio transcribens. Orderico Vitale (Hist. eccles., l. IV, pag. 508, l. VII, p. 841) racconta la partenza di questi profughi dall’Inghilterra e il modo onde presero servigio in Grecia.