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152 | storia della decadenza |
disfidare sopra uno scoperto palischermo i pericoli reali e favolosi di Cariddi e di Scilla; e sbarcato con sessanta soldati sulla nemica costa, e incalzati i Musulmani fino alle porte di Messina, ritornò sano e salvo in Italia, carico del bottino fatto nei dintorni di quella città. Il suo coraggio operoso e paziente nell’assedio della Fortezza di Trani si fa manifesto: onde a vecchia età pervenuto, dilettavasi in narrando che nel durar dell’assedio, egli e la Contessa sua moglie, si videro ridotti ad un solo mantello, del quale a vicenda si ricoprivano; e narrava parimente, come essendogli stato ucciso il cavallo, in compagnia d’esso i Saracini lo trascinassero; come col valore della sua spada se ne spacciasse, riportando sul dorso la sella del corridore per non lasciar tra mani infedeli il menomo trofeo di sè stesso. Nell’assedio di Trani, trecento Normanni arrestarono e respinsero le forze di tutta l’Isola. Nella battaglia di Ceramio, cinquantamila uomini, tra que’ di cavalleria e d’infanteria, vennero sconfitti da centrentasei soldati cristiani, senza contare S. Giorgio che combattè a cavallo nelle prime file. Al successore di S. Pietro vennero serbati i nemici stendardi e quattro cammelli; le quali spoglie de’ Barbari, se fossero state esposte non in Vaticano ma in Campidoglio, avrebbero potuto ricordare i trionfi riportati sul popolo di Cartagine. Questo calcolo che riduce a sì picciol numero i Normanni dovea forse applicarsi ai
(Gioffredo Malaterra, l. II, c. 1). I tre ultimi libri di questo Storico son dedicati a narrare la conquista della Sicilia; e lo stesso Malaterra ha composto il Sommario esatto de’ suoi Capitoli (p. 544-546).