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dell'impero romano cap. lvi | 139 |
Chi vuole Roberto Guiscardo1 disceso da un contadino, chi da un Duca normanno gli concede l’origine: l’orgoglio e l’ignoranza si univano in una principessa greca2 per invilire la nascita di Guiscardo, l’ignoranza e l’adulazione nei suoi sudditi italiani si univano per innalzarla3. Nato nella seconda classe, ossia nell’ordine medio della No-
- ↑ Le particolarità che riguardano la nascita, l’indole e le prime imprese di Guiscardo, trovansi in Gioffredo Malaterra (l. I, c. 3, 4-11-16, 17, 18-38, 39, 40), in Guglielmo Pugliese (l. II, pag. 260-262), in Guglielmo Gemeticense, o di Jumièges (l. XI, c. 30, p. 663, 664, ediz. di Camden), in Anna Comnena (Alexiade, l. I, p. 23, 27, l. VI, p. 165, 166) colle note del Ducange (Not. in Alex. p. 230-232-320), che ha raccolte tutte le Cronache latine e francesi, e nuovi schiarimenti ne ha tratti.
- ↑ Ο δε Ρομπερτος (parola corrotta alla Greca) ουτος ην Νορμαννος το γενος, την τυχην ασημος εξ αφανους πανυ τυχης περιφανης .... e altrove απο εουχατης πενιας και τυχης αφανους, Romperto (parola corrotta alla greca invece di Roberto) era Normanno di nazione, ignobile di nascita .... e altrove divenuto illustre dopo una nascita affatto oscura, e in un altro luogo (l. IV, p. 84) απο εουχατης πενιας και τυχης αφανους da una estrema miseria e da oscura nascita. Anna Comnena era nata per vero dir nella porpora; non così il padre suo di privata condizione, illustre bensì, ma innalzato dal merito solamente.
- ↑ Il Giannone (t. II, p. 2), dimenticando i suoi autori originali, per far derivare Guiscardo da una schiatta principesca, si fida alla testimonianza d’Inveges, frate agostiniano di Palermo, che vivea nell’ultimo secolo. Questi due autori prolungano la successione dei Duchi, fino a Guglielmo II il Bastardo o il Conquistatore, che credevasi (comunemente si tiene) il padre di Tancredi di Altavilla. Questo errore è maiuscolo, ed eccita tanta maggior maraviglia, che allor quando il figlio di Tancredi guerreggiava nella Puglia, Guglielmo II non avea più di tre anni (A. D. 1037).