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138 storia della decadenza

non ricusò il vantaggioso negoziato che veniagli proposto, e abbandonando una lega, da lui medesimo predicata, come divina, le conquiste passate e future de’ Normanni ratificò. Qual che si fosse il modo, onde erano state usurpate, le province della Puglia e della Calabria faceano sempre parte del dono di Costantino e del Patrimonio di S. Pietro, onde il dono e l’accettazione poteano le pretensioni del Pontefice e quelle dei Normanni conciliare nel medesimo tempo. Di fatto si promisero scambievolmente il soccorso delle armi loro spirituali e temporali; i Normanni in appresso si obbligarono pagare alla Corte di Roma un tributo, ossia una onoranza di dodici danari per ogni spazio di terreno che un aratro arava in un anno; dopo la qual memorabile convenzione, vale a dire, dopo sette secoli all’incirca, il regno di Napoli è rimasto feudo della Santa Sede1.

  1. Il Giannone (Istor. civ. di Napoli, t. II, p. 37-49-57-66) discute con eguale abilità e come giureconsulto, e come antiquario, l’origine e la natura delle investiture pontificie: ma fa vani sforzi per conciliare insieme i doveri di patriota e di cattolico, e colla futile distinzione, Ecclesia romana non dedit, sed accepit, si sottrae alla necessità di una confessione sincera, ma pericolosa.