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dell'impero romano cap. lvi 127

di Messina fecero trista esperienza del valore di un nemico nuovo per essi. In una seconda azione campale, l’Emiro di Siracusa venne tratto d’arcione e passato da banda a banda da Guglielmo d’Altavilla, soprannomato Braccio di Ferro. In una terza battaglia, gli intrepidi soldati di questo capitano misero in rotta un esercito di sessantamila Saracini, non lasciando ai Greci altra fatica, fuor quella d’inseguire le vinte truppe: luminosa vittoria, benchè non debba tacersi che la penna dello Storico nel descriverla ha voluto entrare a parte di merito colla lancia normanna. Nondimeno ella è cosa certa che i Normanni in modo essenziale contribuirono al buon successo di Maniaces, il quale con questa vittoria, tredici città, e la più gran parte della Sicilia, al greco Imperatore sommise. Ma costui la propria gloria militare, con atti d’ingratitudine e tirannide, deturpò; nel divider le spoglie, non fece caso del merito dei suoi valorosi ausiliari, i quali, per tanto ingiurioso trattamento, videro offesi e il loro orgoglio, e la lor cupidigia. Giovandosi del loro interprete le proprie lagnanze innoltrarono; ma queste disdegnate, l’interprete fu frustato. Benchè i patimenti della flagellazione riguardassero il solo che fu sottoposto alla pena, l’oltraggio feriva tutti quelli che lo aveano inviato: deliberarono vendicarsi; accorti però nel dissimulare fino all’istante che, o fosse di consenso de’ Greci, o fuggendo, ebbero raggiunto il continente dell’Italia: i Normanni d’Aversa, non men si sdegnarono per l’oltraggio ricevuto dai loro fratelli; [A. D. 1040-1043] e la provincia della Puglia1 fu invasa come pegno di

  1. V. Gioffredo Malaterra che narra la guerra della Sici-