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dell'impero romano cap. lv | 101 |
della Madonna che si tenea il bambino fra le braccia, venne collocata sul carro trionfale cui gravavano le spoglie dell’inimico, e decoravano i reali arredi della bulgara monarchia. Mentre l’Imperatore facea il suo ingresso a cavallo, ornato di diadema la fronte, e portandosi fra le mani una corona d’alloro, Costantinopoli era ammirata di dover celebrare le virtù guerriere di cotest’uomo1.
[A. D. 864] Fozio, patriarca dì Costantinopoli, nel quale l’ambizione pareggiava la brama del sapere, si congratula colla Chiesa greca, e con sè medesimo, di avere convertiti i Russi2. Egli avea di fatto indotti questi uomini truci e sanguinolenti a riconoscere Gesù Cristo per loro Dio, i missionarj Cristiani per loro maestri, e i Romani per loro amici e fratelli. Ma fu di breve durata questo trionfo: non era difficile, che cedendo alla varietà degli avvenimenti collegatisi alle successive loro imprese, alcuni duci russi acconsentissero a ricevere l’acqua del Battesimo: potea un vescovo greco sotto nome di metropolitano ammini-
- ↑ Nel racconto di una tale guerra, Leone il Diacono (presso il Pagi, Critica, t. II, A. D. 968-973) è più autentico, e porta maggiori particolarità di Cedreno (t. II, p. 660-683) e di Zonara (t. II, p. 205-214). Questi declamatori hanno fatto ascendere a trecento ottomila, e trecento trentamila uomini il numero delle truppe russe, calcolato con maggior moderazione e verisimiglianza dai contemporanei.
- ↑ Phot. epist. 2, n. 35, pag. 58 ediz. Montacut. Questo dotto editore non avrebbe dovuto confondere il grido di guerra de’ Bulgari colle due parole το Ρως il Ros, le quali non vogliono dir altro che nazione russa; nè Fozio, uom di senno, dovea accusare gli idolatri schiavoni της Σλληνικης και αθειου δοξης, di greca ed atea fede. Essi non erano nè Greci nè Atei.