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taglie o a nove assedii1, e in dieci anni compiè da sè stesso, o coll’opera de’ suoi luogotenenti, cinquanta imprese guerresche. Continuava egli, nella sua qualità d’Arabo, a esercitare le professioni di mercadante e di ladrone, e colle piccole scorrerie che andava facendo, per difendere o assaltare una caravana, disponeva a poco a poco le sue genti alla conquista dell’Arabia. Una legge divina avea regolato il comparto del bottino2, il quale veniva fedelmente ammassato in un solo cumulo; riservava il Profeta per opere pie e caritatevoli un quinto dell’oro e dell’argento, de’ prigionieri e del bestiame, de’ mobili e degl’immobili; del resto faceva parti eguali cui distribuiva a’ soldati, sia che avessero riportato vittoria, o custodito il campo; le ricompense di quelli che avessero perduto la vita passavano alle mogli ed ai figli; per animare poi la gente ad accrescere la cavalleria, dava una porzione al cavaliere ed una al cavallo. Accorrevano da ogni luogo gli Arabi erranti a porsi sotto il vessillo della religione e del saccheggio: era stato premuroso il Profeta a santificare il commercio de’ soldati colle

  1. Abulfeda, in Vit. Mohamm., p. 156. L’arsenal particolare di Maometto consisteva in nove sciabole, tre lancie, sette picche, o semipicche, un turcasso e tre archi, sette corazze, tre scudi, e due elmetti (Gagn. t. III, p. 328, 334); eravi inoltre uno stendardo bianco e una bandiera nera (p. 335), venti cavalli (p. 322), ec. La tradizione ha conservato due de’ suoi discorsi guerreschi. (Gagnier, t. II, p. 88-337).
  2. Il dotto Reland (Dissertationes miscellaneae, t. III, Dissert., 10, p. 3-53) ha trattato compiutamente questo soggetto in una dissertazione particolare, De jure belli Mohammedanorum.