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storia della decadenza |
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si profferse vivacemente a recare al piè dell’appostolo la testa del proprio padre. [A. D. 622-632] Dal punto che Maometto stanziossi in Medina, esercitò i poteri di re e di gran Pontefice, e fu empietà il non piegare il capo a’ decreti d’un giudice dalla sapienza divina inspirato. Ricevette egli in dono o comperò un piccolo pezzo di terra appartenente a due orfanelli1: quivi fabbricò una casa ed una moschea più venerande nella rozza loro semplicità che non i palagi ed i templi de’ Califfi d’Assiria. Fece incidere nel suo suggello d’oro o d’argento il suo titolo di appostolo; quando faceva orazione, e predicava nell’assemblea, che tenevasi ogni settimana, si appoggiava al tronco d’una palma, e solamente lungo tempo dopo fece uso d’un seggio, o d’una cattedra di legno lavorata alla grossolana2. Dominava già da sei anni, quando mille e cinquecento Musulmani raccolti sotto le armi giurarono nuovamente
- ↑ Il Prideaux (Vie de Mahomet, p. 44) prorompe in rimproveri contro la scelleragine dell’impostore che spogliò due orfani, figli d’un carpentiere; rimproveri tratti dalla Disputatio contra Saracenos, scritta in Arabo prima dell’anno 1130; ma l’onesto Gagnier (ad Abulfeda, p. 53) ha dimostrato che mal colsero que’ due autori il senso della parola al nagiar, che in questo luogo significa non un abietto mestiere, ma una tribù nobile d’Arabi. Abulfeda descrive il cattivo stato di quel terreno; il suo valente interprete ha pensato, seguendo Al-Bochari, che se ne offerse il prezzo; seguendo Al-Iannabi, che la compera fu fatta in tutte le regole, e che, seguendo Ahmed Ben-Giuseppe, il generoso Abubeker ne pagò la somma. Così viene giustificato in questa parte il Profeta.
- ↑ Al-Iannabi (apud Gagnier, t. II, pag. 246, 324) descrive il suggello e la cattedra di Maometto come due reliquie preziose; e la dipintura che fa della Corte del Profeta è tolta da Abulfeda (c. 44, p. 85).