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tamente rivolti al santo Tempio della Mecca. Non pertanto sono tutti i luoghi ugualmente acconci al servigio di Dio; i Maomettani sono indifferenti a pregare in casa o in istrada. Per distinguerli dai Giudei e da’ Cristiani, il lor Legislatore ha consacrato al culto pubblico il venerdì d’ogni settimana; ragunasi il popolo nella moschea, e l’Imano, per lo più vecchio venerando, sale il pulpito, fa l’orazione, indi una predica; ma la religion Musulmana non ha nè Sacerdoti, nè Sagrificio; e dallo spirito independente del fanatismo sono guardati con dispregio i ministri e gli schiavi della superstizione. 2. Le mortificazioni volontarie1 degli ascetici, tormento e vanto della lor vita, erano odiose ad un Profeta che biasima i suoi discepoli perchè han fatto voto d’astenersi dalle carni, dal sonno, e dalle donne, e che avea fermamente dichiarato che non soffrirebbe monaci nella sua religione2. Istituì peraltro un digiuno di trenta giorni all’anno; raccomandò premurosamente di osservarlo come cosa che monda l’anima e assoggetta il corpo, come un esercizio

  1. Maometto (Koran del Sale, c. 9, p. 153) rimprovera i cristiani perchè si sottomettono a’ preti e a’ monaci, ed abbiano così altri padroni fuorchè Dio. Il Maracci (Prodromus, part. III, p. 69, 70) scusa questo culto, specialmente pel Papa, e cita, collo stesso Corano, il caso d’Eblis o Satano, che fu precipitato dal cielo per non aver voluto adorare Adamo.
  2. Koran, c. 5, p. 94, e la nota del Sale, che cita in proposito Jallalodino e Al-Beidawi. D’Herbelot dice che Maometto condannò la vita religiosa, e che i primi sciami di Fakiri, di Dervissi, ec. non comparvero che dopo l’anno 300 dell’Egira (Bibl. orient., p. 292-718).