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dell'impero romano cap. l 69

zione del viaggio notturno, l’Appostolo, nella sua conferenza con Dio, ebbe ordine d’imporre l’obbligo a’ suoi discepoli di fare cinquanta orazioni al giorno. Avendogli consigliato Mosè di domandare che scemato fosse questo fardello insopportabile, a poco a poco fu ridotto il numero a cinque, senza che gli affari, i piaceri, i tempi o i luoghi potessero dispensarne. Alla punta del giorno, a mezzodì, dopo pranzo, la sera, e nella prima vigilia della notte debbono i fedeli rinnovare gli atti della lor divozione, e quantunque sia ben menomato il fervor religioso, pure i viaggiatori rimangono edificati tuttavia dalla perfetta umiltà, e dal raccoglimento con cui sogliono orare i Turchi e i Persiani. La pulitezza è una introduzione alla preghiera; sin da’ più remoti tempi, usavano gli Arabi lavarsi di sovente mani, viso e corpo: il Corano comanda espressamente queste abluzioni, e in difetto d’acqua permette il servirsi di sabbia. Dal costume e dalle decisioni de’ dottori sono determinate le parole e le attitudini, se si debba star seduto, in piedi, o colla faccia in terra; ma consiste la preghiera in brevi e fervide giaculatorie; la pietà non è stancata da una noiosa liturgìa, ed ogni Musulmano, in ciò che lo risguarda, è investito del carattere sacerdotale. Fra i deisti che rigettano le Immmagini, si è giudicato conveniente fermare il volo della fantasia fissando l’occhio e il pensiero verso un Kebla, o sia punto visibile dell’orizzonte. Da principio fu tentato il Profeta di prescegliere Gerusalemme, per divenire grato a’ Giudei; ma presto si ricondusse ad una inclinazione più naturale, e cinque volte al giorno gli occhi de’ Musulmani abitanti in Astracan, in Fez, in Delhi, stanno devo-