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dell'impero romano cap. l 67

Giusta un’altra leggenda confuse in un’adunata nazionale i Koreishiti i quali gli facevano una maliziosa disfida. La sua prepotente parola divise in due l’orbe lunare; l’obbediente pianeta si rimosse dal suo cammino, fece sette rivoluzioni intorno alla Caaba, e dopo aver salutato Maometto, in lingua Arabica, si impicciolì ad un tratto, entrò pel collo della sua camicia, e ne uscì per la manica1. Queste novelle meravigliose son di trastullo all’uomo volgare, ma i più gravi autori Musulmani imitano la modestia del lor maestro, e lasciano una certa libertà di credenza o d’interpretazione2. Potrebbono rispondere

    motissimum (Koran, c. 17, v. I; nel Maracci, t. II, p. 407, poichè il Sale si fa lecita più libertà nella sua versione). Fondamento ben misero per l’aereo edificio della tradizione.

  1. Maometto, nello stile profetico che adopera il presente o il passato in vece del futuro, avea detto: Appropinquavit hora et scissa est luna (Koran, c. 54, v. I; nel Maracci, t. II, p. 688). Questa figura rettorica fu presa per un fatto che dicesi confermato da testimoni oculari i più degni di fede (Maracci, t. II, p. 990). I Persiani sogliono sempre celebrare la festa di questo avvenimento (Chardin, t. IV, p. 201); e Gagnier (Vie de Mahomet, t. I, p. 183-234) noiosamente svolge tutta questa leggenda su la fede, per quel che pare, del credulo Al-Jannabi. Nondimeno un dottor Musulmano ha combattuto il testimonio principale (apud Pocock, Specimen, p. 187). I migliori interpreti spiegano il passo del Corano nel modo più semplice (Al-Beidawi, apud Hottinger, Hist. orient., l. II, p. 302); e Abulfeda serba il silenzio che a un principe e ad un filosofo si conveniva.
  2. Abulfaragio (in Specimen, Hist. Arab., p. 17); e le autorità più rispettabili citate nelle note del Pocock (p. 190-194) vengono giustificando quello scetticismo.