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dell'impero romano cap. l 47

d’oro e venti cammelli che furono dati dallo zio1. Questa alleanza ripose il figlio d’Abdallah nel grado de’ suoi antenati, e la saggia matrona fu paga delle domestiche di lui virtù, sinchè giunto all’età di quarant’anni2 assunse il titolo di Profeta, e predicò la religione del Corano. Secondo la tradizione de’ suoi compatriotti, Maometto3 era insigne per avvenenza, vantaggio este-

    no, il quale dovè ricorrere alla protezione degli altri parenti, di fuggire e d’andare dietro le carovane. (Mohammeds religion aus dem Koran dargelegt etc. von Cludius, p. 21.) (Nota dell’Editore francese).

  1. Ecco la testimonianza onorevole che Abu-Taleb rendette alla sua famiglia e al nipote. Laus Dei, qui nos a stirpe Abrahami et semine Ismaelis constituit, et nobis regionem sacram dedit, et nos judices hominibus statuit. Porro Mohammed filius Abdollahi nepotis mei (nepos meus) quo cum ex aequo librabitur e Koraishidis quispiam cui non praeponderaturus est, bonitate et excellentia, et intellectu et gloria et acumine etsi opum inops fuerit (et certe opes umbra transiens sunt et depositum quod reddi debet), desiderio Chadijae filiae Chowailedi tenetur, et illa vicissim ipsius, quidquid autem dotis vice petieritis, ego in me suscipiam. (Pocock, Specimen, a septima parte libri Ebu Hamduni.)
  2. L’istoria della vita privata di Maometto, dalla sua nascita sino alla sua missione, si legge in Abulfeda (in Vit., c. 3-7) e negli scrittori Arabi, autentici o supposti, citati dall’Hottinger (Hist. orient., p. 204-211), nel Maracci (t. I, p. 10-14) e nel Gagnier (Vie de Mahomet, t. I, p. 97-134).
  3. Abulfeda (in Vit. c. 65, 66), Gagnier (Vie de Mahomet, t. III, p. 272-289). Le tradizioni più verosimili sulla persona e i discorsi del Profeta vengono da Ayesha, da Alì e da Abu Horaira, soprannomato il padre d’un gatto (Gagnier, t. II, p. 267; Ockley, Hist. of the Saracens, t. II, p. 149), e che morì l’anno dell’egira 59.