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478 | storia della decadenza |
Mentre che nell’oriente si scrivevano in latino gli atti del governo, il greco era la lingua della letteratura e della filosofia; con questo idioma sì ricco e perfetto, non poteano gli uomini dotti invidiare il sapere rubato e il gusto imitatore de’ Romani loro scolari. Distrutto che fu il paganesimo, perduta la Sorìa e l’Egitto, e abolite le scuole d’Alessandria e d’Atene, le scienze della Grecia a poco a poco si ricoverarono ne’ monasteri, e precipuamente nel real collegio di Costantinopoli, incendiato poi sotto il regno di Leone l’Isaurico1. Nello stile enfatico dei tempi di cui parliamo, il presidente di quel collegio era chiamato l’astro della scienza; i dodici professori delle diverse scienze e facoltà, erano i dodici segni del zodiaco; aveano una biblioteca di trentaseimila cinquecento volumi, e mostravano un antico manoscritto di Omero in un rotolo di pergamena lungo centoventi piedi, che era stato, dicevano, un intestino di
- ↑ V. il Ducange (C. P. Christiana, l. II, p. 150, 151), che ha raccolte le testimonianze, non già di Teofane, ma di Zonara (t. II, l. XV, p. 104), Cedreno (p. 454), di Michele Glica (p. 281) e di Costantino Manasse (p. 87). Dopo avere confutata l’assurda accusa sparsa contro l’imperatore, lo Spanheim (Hist. imaginum, p. 99-111) parla da vero avvocato, e tenta di mettere in dubbio o di contestare l’esistenza del fuoco, e quasi della biblioteca.
pigliarono la lingua e i costumi del paese, e che si confusero gli oriundi del sito e i Latini di Bisanzio sotto il nome di Greci. I re di Costantinopoli, soggiunge lo storico, ἐπὶ τὸ οφᾶς αὐτοὺς σεμνύνεσθαι Ῥωμαίων βασιλεῖς τε καὶ αὐτοκράτορας ἀποκαλεῖν, Ἑλλήνων δὲ βασιλεῖς οὐκέτι οὐδαμῇ ἀξιοῦν per esaltare sè stessi s’intitolavano re dei Romani ed imperatori, e non degnavano punto nè poco quello di re de’ Greci.