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storia della decadenza |
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sudditi, promulgò nelle due lingue le sue Novelle; le varie parti della sua voluminosa giurisprudenza furono successivamente tradotte1: fu posto in dimenticanza l’originale, non si studiò più che la versione, e la lingua che per sè stessa meritava la preferenza, divenne nell’impero Greco l’idioma della legge, come quello della nazione. I successori di Giustiniano, e per la loro origine e per l’uso del paese che abitavano, furono stranieri alla lingua romana. Tiberio, secondo gli Arabi2, e Maurizio, secondo gli Italiani3, furono i primi Cesari greci,
- ↑ Ου μεν αλλα και Λατινικη λεξις και φρασις εις επι τους νομους κρυπτουσα τους συνειναι ταυτην μη δυναμενους ισχυρους απετειχιξε. Non certamente anche una frase e dizione latina ascondendo le leggi rendette bravi quelli che non potevano averla familiare (Matth. Blastares, Hist. jur., apud. Fabric., Bibl. graec., t. XII, p. 369). Il Codice e le Pandette furono tradotte ai tempi di Giustiniano (p. 358-366). Fu Taleleo che pubblicò la versione delle Pandette. Teofilo, uno de’ tre primi giureconsulti a cui Giustiniano commise questo lavoro, ha lasciato una parafrasi elegante ma prolissa dell’Instituta. Giuliano per altro (A. D. 570) CXX Novellas graecas eleganti latinitate donavit (Eineccio, Hist. J. R., p. 396), per uso dell’Italia e dell’Affrica.
- ↑ Abulfaragio dice che la settima dinastia fu quella dei Franchi o Romani, l’ottava quella dei Greci, la nona quella degli Arabi. A tempore Augusti Caesaris, donec imperaret Tiberius Caesar, spatio circiter annorum 600 fuerunt imperatores C. P. patricii, et praecipua pars exercitus romani: extra quod, consiliarii, scribae et populus, omnes Graeci fuerunt: deinde regnum etiam graecanicum factum est (p. 96, vers. Pocock). Abulfaragio avea studiata la religione cristiana e le materie ecclesiastiche, ed aveva qualche vantaggio sui più ignoranti Musulmani.
- ↑ Primus ex Graecorum genere in imperio confirmatus