470 |
storia della decadenza |
|
nuzione delle imposizioni. Nei disordini del decimo e duodecimo secolo, ogni paesano era soldato e munito ogni villaggio; tutti i boschi e tutte le valli offerivano scene di strage e di rapina, e i proprietari di tutte le castella erano costretti a prendere il carattere di principi e di guerrieri. Si fidavano arditamente al coraggio e alla politica propria per difendere la lor famiglia, per proteggere le loro terre e vendicare l’ingiuria; e simili ai conquistatori d’un ordine superiore, non erano che troppo propensi ad oltrepassare i diritti della difesa personale. La presenza del pericolo e l’indispensabile necessità del coraggio induravano lo spirito e il corpo di costoro; e per una conseguenza dello stesso carattere, ricusavano d’abbandonare un amico, e di perdonare a un nemico: invece di riposare sotto la guardia del magistrato, ricusavano fieramente l’autorità delle leggi. In questo tempo dell’anarchia feudale furono convertiti in istrumenti di morte gli utensili della agricoltura e delle arti: le pacifiche occupazioni della società civile e della ecclesiastica s’annientarono, o si depravarono; e il vescovo, cangiando la mitra in elmo, era trascinato dai costumi del suo secolo più che dai doveri che il feudo suo gli imponeva1.
- ↑ Si può consultare utilmente su questo articolo di disciplina ecclesiastica e beneficiaria, il padre Tomassino (t. III, l. I, c. 40, 45, 46, 47). Una legge di Carlomagno esentava i vescovi dal servigio personale; ma l’uso contrario, che prevalse dal nono al decimoquinto secolo, è confermato dall’esempio o dal silenzio de’ Santi e dei dottori... „Voi giustificate coi sacri canoni la vostra poltroneria, dice Ratario di Verona; ma i canoni vi proibiscono anche l’incontinenza, eppure......„