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464 | storia della decadenza |
principe e l’abilità de’ suoi numerosi operai, che gli eserciti aveano a biseffe tutto ciò che potean desiderare in utensili e in munizioni. Ma nè l’autorità del principe, nè la bravura de’ suoi artefici poteano formare la macchina più importante, cioè il soldato; e se il cerimoniale di Costantino suppone sempre che l’imperatore tornerà trionfante1, la sua tattica non si eleva molto al di sopra degli espedienti di scampare da una sconfitta, e di prolungare una guerra2. Non ostante qualche passaggiera vittoria, erano scaduti i Greci nella propria opinione, e in quella dei vicini. Mano tarda e lingua pronta, era il proverbio popolare che indicava l’indole della nazione. Fu assediato l’autor della Tattica nella capitale, e i Barbari, anche i più deboli, che tremavano al solo nome dei Saracini o dei Franchi, poterono superbire di quelle medaglie d’oro e d’argento che aveano rapite all’imbelle sovrano di Costantinopoli.
- ↑ V. nel Cerimoniale (l. II, c. 19, p. 363) la consuetudine tenuta quando l’imperatore calpestava i Saracini prigionieri, mentre cantavasi: „tu hai fatto scabello de’ tuoi nemici„, e il popolo ripeteva il Kyrie eleison quaranta volte seguitamente.
- ↑ Osserva Leone (Tactique p. 668), che una battaglia ordinata contro qualunque nazione è επισφαλες e επικινδυνον incerta e pericolosa. Le parole sono energiche, e l’osservazione è giusta; ma se i primi Romani fossero stati di questo avviso, non avrebbe mai dato leggi Leone alle rive del Bosforo Tracio.
Ripete senza scrupolo (Proem. p. 537) i rimproveri di αμελεια, αταξια, αγυμνασια, δειλια, negligenza, confusione, mancanza d’esercizio, poltroneria ec.; e pare che sotto la generazion seguente meritassero la stessa censura gli alunni di Costantino.