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storia della decadenza |
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linea nemica. Il ferro e l’acciaio erano sempre gli strumenti consueti di strage e di difesa: gli elmetti, le corazze e gli scudi del decimo secolo erano per la forma, o per la materia, poco differenti da quelli onde erano guerniti i compagni d’Alessandro o di Achille1; ma invece d’accostumare i Greci moderni a marciare costantemente, e però senza stento, carichi di quell’utile peso come i soldati delle antiche legioni, si portavano le armi d’una soldatesca su carri leggeri che la seguivano, e di mala voglia, all’avvicinarsi del nemico, ripigliavano frettolosamente i guerrieri un arnese, che per difetto d’abitudine li impacciava. Le armi offensive erano spade, scuri di battaglia e picche: ma la picca macedone era stata accorciata d’un quarto, e ridotta alla misura più comoda di dodici cubiti o piedi. Aveano i Greci duramente sentita la forza dei dardi scitici ed arabici; a quel tempo deploravano gli imperatori la decadenza dell’arte di balestrare come una delle cagioni delle pubbliche calamità, e raccomandarono, o piuttosto ordinarono, che tutti gli uomini addetti al servigio militare si dedicassero all’esercizio dell’arco, sino all’età di quarant’anni2. I drappelli o reggi-
- ↑ V.
il quinto, sesto e settimo capitolo, περι οπλων, περι οπλισεως, e περι γυμνασιας, delle armi, dell’armamento e dell’esercizio, nella Tattica di Leone, coi passi corrispondenti in quella di Costantino.
- ↑ Osservano essi της γαρ τοξειας παντελως αμεληθεισης .... εν τοις Ρωμαιοις τα πολλα νον αιωθε σφαλματα γινησθαι essendo onninamente negletta l’arte del balestriere ... sogliono presentemente succedere fra i Romani molti errori (Leone, Tactique, p. 581; Costantino, p. 1216). Non era però massima de’ Greci e de’ Romani lo spregiare l’arte de’ saettieri, perchè combattevano da lungi, e disordinatamente.