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storia della decadenza |
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diterraneo dalla foce del Tanai sino alle colonne di Ercole, e sovente lo possedettero. La lor capitale era piena di munizioni navali e d’abili operai: la situazione della Grecia e dell’Asia, le lunghe coste, i profondi golfi e le molte isole annesse all’impero, avvezzavano i sudditi alla navigazione, e il commercio di Venezia e d’Amalfi era per l’armata imperiale un vivaio di marinari1. Dopo la guerra del Peloponneso e le Puniche, non aveano gli eserciti di mare aumentata la forza; ed avea la scienza di costruire navigli fatto passi retrogradi. I carpentieri di Costantinopoli, come i meccanici dei nostri giorni, ignoravano l’arte di fabbricare quei maravigliosi edifizi che aveano tre, sei, o dieci ordini di remi, gli uni sopra gli altri, o che operavano gli uni dietro degli altri2. I Dromoni, o galee leggiere, dell’impero Bisantino3 non avean che due ordini com-
- ↑ Il decimonono capitolo della Tattica di Leone (Meurs. opera, t. VI, p. 825-848), pubblicata più correttamente sopra un manoscritto di Gudio dal laborioso Fabricio (Biblioth. graec., t. VI, p. 372-379), tratta della naumachia o guerra navale.
- ↑ L’armata di Demetrio Poliorceta aveva pure navigli di quindici o sedici ordini di remi, de’ quali non si faceva uso che nel combattimento. Quanto alla nave con quaranta ordini di remi di Tolomeo Filadelfo, era un piccolo palazzo ondeggiante, la cui portata, paragonandola a quella d’un vascello inglese di cento cannoni, era nella proporzione di quattro e mezzo ad uno, secondo il dottore Arbuthnot (Tables of ancient coins, etc., p. 231-236).
- ↑ È tanto chiara l’asserzione degli autori che dicono avere avuto i Dromoni di Leone ec. due ordini di remi, che io debbo criticare la versione di Meursio e di Fabricio, i quali pervertono il senso per una cieca fedeltà alla denominazione