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456 | storia della decadenza |
che gli si suppone, lo determina vie maggiormente a lasciarsi cadere di mano lo scettro troppo grave per lui; allora è un ministro o un favorito quegli, che, con un filo impercettibile, fa muovere il simulacro di re, e che, pel suo privato interesse, assume il carico della pubblica oppressione1. In certi istanti il monarca più assoluto dee temere la ragione o il capriccio d’una nazione schiava, e l’esperienza ha provato che l’autorità regia perde in sicurezza e solidità ciò che guadagna in estensione.
Invano un despota usurpa i titoli più pomposi2, invano stabilisce i suoi dritti; egli alla fin fine non ha che la sua spada per difenderli contro i nemici stranieri e domestici. Dal secolo di Carlo Magno a quello delle Crociate, i tre grandi imperi, o popoli Greci, Saracini, e Franchi, possedevano e si disputavano la terra allora nota, poichè non parlo qui della Cina, la quale, per essere alla estremità dell’Asia, non aveva che fare in quelle sommosse. Per giudicare delle lor forze militari, convien parago-
- ↑ Quelli che hanno la grave cura di governare, sanno prevenire gli effetti funesti de’ capricci de’ governati, e conservare l’ordine stabilito (Nota di N. N.).
- ↑ Deve intendersi che l’Autore riferisca il vocabolo despota al governo degli Arabi, ed anche di Costantinopoli nell’epoca di cui si tratta, ed anche a quello del Gran Signore d’oggidì. Sanno tutti che governo despotico è quello che non è regolato ordinatamente da un Codice scritto di leggi, e sotto il quale le proprietà non sono sicure, siccome non lo sono le vite. Le attuali monarchie d’Europa hanno un codice scritto, che guarentisce le proprietà, le vite, ed i diritti; nè queste cose si possono perdere che per la violazione delle leggi (Nota di N. N.).