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dell'impero romano cap. liii. |
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per provare l’immensa estensione del dominio del principe erano ripetuti in latino1, nel linguaggio dei Goti, dei Persiani e Francesi, ed anche degli Inglesi, da uomini mercenari tolti da queste varie nazioni, o eletti a rappresentarli2. Costantino Porfirogeneta ha raccolto questa scienza del cerimoniale e della adulazione3 in un volume scritto in uno stile pomposo ad un’ora e fanciullesco, e potè la vanità dei suoi successori aggiungervi un lungo supplimento. Pure, riflettendo un poco, dovea ciascun d’essi rammentarsi che si profondeano eguali acclamazioni a tutti gli imperatori e a tutti i regni; e chi di loro era uscito d’una condizione privata poteva sovvenirsi, che il momento in cui aveva alzato di più la voce
- ↑ Κωνσερβετ Δεους εμπεριουμ βεστρουμ – βικτορ σις σεμπερ – βηβητε Δομινι Ημπερατορες ην μυλτος αννος Conservet Deus imperium vestrum – victor sis semper – Vivite Domini Imperatores in multos annos (Ceremon. c. 75, p. 215). I Greci non avendo il V latino furono obbligati ad usare il loro β. Queste frasi strane han potuto imbarazzare qualche professore, fintanto che avran poi scoperto il vero linguaggio.
- ↑ βαραγγοι κατα την πατριαν γλωσσαν ουτοι, ηγουνΙνκλινιστι πολυχρονιζουσι i Varangi (gli Inglesi) secondo la patria lingua ancor essi, cioè inchinati, auguran lunga vita (Codin, p. 90). Vorrei che avesse conservato, anche in parte corrotte, le parole della acclamazion degli Inglesi.
- ↑ V. sopra questa cerimonia l’opera di Costantino Porfirogeneta colle note, anzi dissertazioni degli editori tedeschi Leich e Reiske, sul grado delle persone di Corte (pag. 80, not. 23-62), sull’adorazione che non si facea le domeniche (p. 95-240 not. 131), sulle uscite trionfali (p. 2, ec. not. p. 3 ec.), sulle acclamazioni (passim, not. 25 ec.), sulle fazioni e sull’Ippodromo (p. 177-214, not. 9-95 ec.), suoi giuochi dei Goti (pag. 221, not. 3), sulla vendemmie (pag. 217, not. 109): questo libro contiene molte altre particolarità.