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dell'impero romano cap. liii. 443

in tutte le lingue d’Europa. Questi ufficiali e molti altri, che vano sarebbe il numerare formavano la gerarchia civile e la militare: gli onori e gli emolumenti, l’abito e i titoli d’ognuno, infine i saluti che dovean farsi scambievolmente, o la rispettiva preminenza, furono regolati con più cura che non si sarebbe impiegata a formar la costituzione d’un popolo libero: era quasi portato il codice alla perfezione, quando questo vano edificio, monumento di fasto e di servitù, fu per sempre sepolto sotto le rovine dell’impero1.

L’adulazione e il timore hanno impiegato verso persone simili a noi i titoli più alti, le positure più umili, che dalla divozione furono scelte per onorar l’Essere Supremo. Diocleziano prese dal servil cerimoniale della Persia l’usanza dell’adorare2 l’imperatore, di prostrarsi davanti a lui e di baciargli i piedi; e s’è mantenuta, crescendo sempre in servilità, sino all’ultima epoca della monarchia dei Greci; eccetto le domeniche, in cui si ometteva per motivi di orgoglio religioso, queste vergognose riverenze si esigevano da quanti erano ammessi alla presenza del

  1. Questo abbozzo degli onori e delle cariche dell’impero Greco è cavato da Giorgio Codino Curopalata, che viveva ancora dopo che Costantinopoli fu presa dai Turchi. La sua frivola Opera, ma scritta accuratamente (De officiis ecclesiae et aulae C. P.), è stata illustrata dalle note di Goar e dai tre libri del Gretsero, dotto Gesuita.
  2. La maniera di salutare portando la mano alla bocca, ad os, è l’origine della parola latina adorare. V. l’erudito Selden (Titles of Honour vol. III, p. 143-145, 942). Pare, giusta il primo libro d’Erodoto, che quest’uso venga dalla Persia.