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dell'impero romano cap. liii. 431

le rendite ed altri spedienti pecuniari dell’impero Greco. Da tutte le province dell’Europa e dell’Asia venivano l’oro e l’argento con flusso abbondante e regolare nell’erario imperiale. Le perdite dell’Impero, spogliando il tronco di qualche ramo crebbero la grandezza relativa di Costantinopoli, e le massime del dispotismo ristrinsero lo Stato nella sola capitale, la capitale nella Corte, e la Corte nella persona del principe. Un viaggiatore ebreo, che girò l’oriente nel duodecimo secolo, si perdè ad ammirar le ricchezze di Bisanzio. „Colà, dice Beniamino di Tudela, in quella regina delle città, colano ogni anno le contribuzioni dei sudditi dell’impero; le sue alte torri sono piene zeppe di seta, di porpora e d’oro. È fama che Costantinopoli paghi ogni giorno al sovrano ventimila pezze d’oro, imposte alle botteghe, alle taverne, alle fiere, ai mercadanti della Persia, dell’Egitto, della Russia, dell’Ungheria, dell’Italia e della Spagna, che accorrono colà per mare e per terra1„. In argomento di danaro, l’autorità d’un Ebreo è senz’altro assai valutabile; ma poichè i trecento sessantacinque giorni dell’anno farebbero la somma di più di sette milioni di lire sterline, son d’avviso che convenga sottrarne almeno le tante feste del Calendario greco. I tesori adunati da Teodora e da Basilio II indicheranno in un aspetto incerto, ma luminoso, le rendite e i sussidi che avea l’impero. La madre di

  1. Voyage di Beniamino di Tudela, t. I, c. 5, p. 44-52. Il testo ebraico fu tradotto in francese da Baratier, quel giovanetto maraviglioso pel sapere, che però aggiunse alla versione un volume d’erudizione indigesta. Gli errori e le finzioni del Rabbino ebreo non bastano a ingerir dubbio sulla realtà de’ suoi viaggi.