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dell'impero romano cap. liii. 429

per le manifatture di drappi di seta, per l’uso che ne facevano, e forse pel traffico in estere parti. I Normanni introdussero questi opificii nella Sicilia, e portandovi così un’arte profittevole, Ruggero distinse la sua vittoria dalle ostilità uniformi ed infruttuose di tutti i secoli. Dopo il sacco di Corinto, d’Atene e di Tebe il suo Luogo-tenente imbarcò nelle proprie navi una folla prigioniera di tessitori e d’operai dei due sessi, trofeo glorioso pel suo padrone, quanto vergognoso pel Greco imperatore1. Il re di Sicilia, apprezzò sommamente il valore del donativo, e quando si trattò di restituire i prigionieri, non eccettuò che quegli operai maschi e femmine di Tebe e di Corinto, i quali lavoravano sotto un barbaro signore, dice lo storico Bizantino, siccome un tempo gli Eretrii servi di Dario2. Si fabbricò nel palagio di Palermo un magnifico edifizio per questa indu-

  1. Inde ad interiora Graeciae progressi Corinthum, Thebas, Athenas antiqua nobilitate celebres expugnant; et maxima ibidem praeda direpta, opifices etiam qui Sericos pannos texere solent, ob ignominiam imperatoris illius, suique principis gloriam, captivos deducunt. Quos Rogerius, in Palermo Siciliae metropoli collocans, artem texendi suos edocere praecepit; et exhinc praedicta ars illa, prius a Graecis tantum inter christianos habita, Romanis patere coepit ingeniis. (Ottone di Frisinga, De Gestis Frederici I, l. I, c. 33; in Muratori, Scriptor. Ital., t. VI, pag. 668). Questa eccezione permette al vescovo di vantare Lisbona, e Almeria, in sericorum pannorum opificio praenobilissimae (in Chron., apud Muratori, Annal. d’Ital., t. IX, p. 415).
  2. Niceta, in Manuel, l. II, c. 8, p. 65. Egli parla dei Greci come abili ευητριους οθονας σφαινειν, a tessere grandi tele, come ιστω προσανοεχοντας των εξαμιτων κιαι χρυσωπαστων στολων intesi a far tessuti di sciamiti e di stoffe con oro.