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36 storia della decadenza

degli Hashemiti, la più reverenda e la più sacra del paese1. Il recinto della Mecca avea le prerogative del santuario, e nell’ultimo mese d’ogn’anno la città ed il Tempio erano pieni d’una moltitudine di pellegrini che recavano alla casa di Dio voti ed offerte. Queste cerimonie, anche al dì d’oggi osservate dal fedel Musulmano, furono introdotte e praticate dalla superstizione degl’idolatri. Giunti ad una certa distanza, si spogliavano delle vestimenta, faceano sette volte rapidamente il giro della Caaba, e sette volte baciavano la pietra nera, e visitavano sette volte e adoravano le montagne vicine, e gettavano in sette riprese alcune pietre nella valle di Mina, e le cerimonie del pellegrinaggio terminavano, allora come adesso, con un sagrificio di pecore, e di cammelli, la lana e l’unghie de’ quali si seppellivano nel terreno sacro. Le varie tribù trovavano o introducevano nella Caaba gli oggetti del lor culto particolare. Era quel Tempio ornato, o piuttosto deformato, da trecentosessanta idoli che figuravano uomini, aquile, lioni, gazelle; il più notabile era la statua di Hebal, d’agata rossa, che teneva in mano sette frecce senza capo o penne, istrumenti e simboli d’una profonda divinazione; ma questo simulacro era un monumento dell’arte de’ Siri. Alla divozione de’ tempi più rozzi avea bastato una colonna, o una tavoletta, e le rupi del deserto furono tagliate a foggia di numi o d’altari, ad imitazione della pietra nera della

  1. Sembra che Cosa, quinto antenato di Maometto, usurpasse la Caaba (A. D. 440); ma Iannabi (Gagnier, Vie de Mahomet, t. I, p. 65-69) e Abulfeda (Vit. Mohammed, c. 6, p. 13) raccontano il fatto diversamente.