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408 storia della decadenza

molta strage; indi vi si rinnovò il regno di Cesare e di Gesù Cristo, e indarno centomila Saracini degli eserciti di Sorìa e dei navili d’Affrica vennero a logorarsi in vani sforzi sotto la Piazza. Obbediva la regia città d’Aleppo a Seifeddowlat, della dinastia di Hamadan, il quale oscurò la sua gloria abbandonando precipitosamente il regno e la capitale. Nel magnifico palazzo, che abitava fuor delle mura d’Aleppo, i Romani trovarono giubilanti un arsenale ben provveduto, una scuderia di mille e quattrocento muli e trecento sacchi d’oro e d’argento; ma le mura della Piazza non cedettero ai loro arieti, e dovettero gli assedianti accamparsi nella montagna di Iaushan, situata nelle vicinanze. Nella lor ritirata si inviperirono le dissensioni, che s’erano accese tra gli abitanti della città e i mercenari, i quali abbandonarono le porte e i baloardi, e mentre furiosamente si battevano nella piazza del mercato, furono sopprapresi ed oppressi dal nemico comune. Furon passati a fil di spada tutti gli uomini d’età matura, e condotti prigionieri diecimila giovani. Tanto considerevole fu il bottino, che non ebbero i vincitori bastanti bestie da soma per trasportarlo; si arse quel che ne restava, e dopo dieci giorni donati alla licenza e alla crapula, abbandonarono i Romani questa città deserta e inondata di sangue. Nelle loro incursioni in Sorìa, ordinarono agli agricoltori che seminassero le terre, acciocchè nella prossima stagione vi trovasse l’esercito sussistenza. Sottomisero più di cento città, e per espiare i sacrilegii commessi dai discepoli di Maometto, si diedero alle fiamme più di diciotto pulpiti delle primarie moschee. La lista dei loro conquisti ricorda per un istante i nomi classici di Ie-