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dell'impero romano cap. lii. | 405 |
coll’aiuto di ponti solidi e uniti, che dalle sue navi gettava sulla costa. Questo sbarco disseminò lo spavento fra i Saracini. Sette mesi durò l’assedio di Candia: i Cretesi si difesero con un coraggio disperato, animati dai frequenti soccorsi che ricevevano dai lor fratelli d’Affrica e di Spagna; e quando ebbe l’esercito dei Greci superate le mura e la doppia fossa, si batterono ancora nelle strade e nelle case. Presa la capitale, fu soggiogata l’isola intera, ed i vinti, senza opporsi, ricevettero il battesimo offerto dal vincitore1. Si diede a Costantinopoli lo spettacolo d’un trionfo: applaudì la capitale a questa cerimonia da gran tempo dimenticata, e il diadema imperiale divenne l’unico guiderdone acconcio a pagare i servigi, o a satisfare l’ambizion di Niceforo.
[A. D. 963-975] Dopo la morte di Romano il giovane, quarto discendente di Basilio in linea retta, Teofania sua vedova sposò successivamente i due eroi del suo secolo, Niceforo Foca e Giovanni Zimiscè, assassino di quello. Regnarono come tutori e colleghi dei figli, che erano in minore età, e i dodici anni che comandarono l’esercito dei Greci son l’epoca più bella de-
- ↑ S’è scoperta nella Biblioteca degli Sforza una vita greca di S. Nicone Armeno, che il gesuita Sirmondo tradusse in latino per uso del cardinal Baronio. Questa leggenda contemporanea getta un po’ di chiarore sullo stato di Creta, e del Peloponneso nel decimo secolo. S. Nicone trovò l’isola nuovamente congiunta all’impero dei Greci: faedis detestandae Agarenorum superstitionis vestigiis adhuc plenam ac refertam .... Ma il missionario vittorioso, forse con qualche soccorso terrestre, ad baptismum omnes veraeque fidei disciplinam pepulit. Ecclesiis per totam insulam aedificatis, ec. (Annal. eccles., A. D. 961).