Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
404 | storia della decadenza |
[A. D. 960] Mentre crollava l’impero dei Califfi, nel secolo che scorse dopo la guerra di Teofilo e di Motassem, le ostilità delle due nazioni si ridussero a qualche scorreria per terra e per mare, promosse dalla vicinanza e da un odio irreconciliabile; ma le convulsioni che agitarono l’Oriente destarono i Greci dal letargo offerendo speranze di vittoria e di vendetta. L’impero di Bisanzio, dopo l’esaltazione della razza di Basilio, era stato in pace senza perdere la sua dignità, mentre poteva colla totalità delle sue forze assalire alcuni piccoli Emir, i cui Stati erano ad un tempo investiti, o minacciati in un’altra parte da altri Musulmani. I sudditi di Niceforo Foca, principe tanto rinomato in guerra quanto abbominato dal popolo, gli diedero fra le acclamazioni i titoli enfatici di Stella del mattino, e di Morte de’ Saracini1. Nella sua carica di gran famigliare o di general dell’oriente, soggiogò l’isola di Creta, distrusse quella tana di pirati che da sì lungo tempo impunemente insultava la maestà dell’impero2, e ci mostra i suoi talenti in questa impresa che avea così sovente costato ai Greci danno e vergogna. Fece sbarcare le sue genti
- ↑ Luitprando, il cui carattere irascibile era inasprito dalle disgrazie del suo stato, accenna soprannomi di rimprovero e di disprezzo che, più dei titoli vani immaginati dai Greci, convengono a Niceforo: Ecce venit stella matutina, surgit Eous, reverberat obtutu solis radios, pallida Saracenorum mors, Nicephorus μεδων regnante.
- ↑ Non ostante l’insinuazione di Zonara και ει μη se non ec. (t. II, l. XVI, p. 197), è cosa sicura che Niceforo Foca soggiogò totalmente e definitivamente Creta (Pagi critica, t. III, p. 873-875; Meursio, Creta, l. III, c. 7; t. III, p. 464, 465).