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rono gli Abbassidi a Bagdad che offeriva loro un soggiorno meno procelloso: da una mano più ferma e più abile fu repressa l’insolenza del Turchi, e queste milizie tremende colle guerre estere furon divise o distrutte. Ma le nazioni dell’oriente s’erano avvezzate a mettersi sotto i piedi i successori del Profeta, e solo col menomarne la forza, e rallentandone la disciplina, poterono i Califfi ottenere nell’interno dei loro Stati la pace. Son tanto uniformi i funesti effetti del dispotismo popolare, che mi par di ripetere qui la storia delle guardie pretoriane1.

[A. D. 890-951] Mentre gli affari, i piaceri e le cognizioni in quel tempo spegneano il fanatismo, serbavasi tutto intero il suo fuoco in un piccol numero d’eletti che voleano regnare in questo Mondo o nell’altro. Invano l’appostolo della Mecca avea ripetuto mille e mille volte che egli l’ultimo sarebbe dei Profeti. L’ambizione, o, se è lecito profanare questa parola, la ragione del fanatismo potea sperare che dopo le missioni successive d’Adamo, di Noè, d’Abramo, di Mosè, di Gesù, e di Maometto avrebbe lo stesso Dio nella pienezza dei tempi rivelata una legge sempre più perfetta e più durevole. L’anno 277 dell’Egira, un predicatore Arabo, per nome Carmath, prese nei dintorni di Cufa i titoli pomposi ed inintelligibili di Guida, di Direttore, di Dimostrazione, di Verbo, di Spirito Santo, di Cammello, di Araldo del Messia che avea conversato con lui, come egli

  1. V. in quel che concerne ai regni di Motassem, Motewakkel, Mostanser, Mostain, Motaz, Mohtadi e Motamed, nella Biblioteca del d’Herbelot, e negli Annali di Elmacin, d’Abulfaragio, e di Abulfeda, che saran già divenuti famigliari al lettore.