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dell'impero romano cap. lii. 389

cattolico racconta giovialmente il supplicio dei Saracini di Creta, che furono scorticati vivi o tuffati in caldaie d’olio bollente1. Avea Motassem per un puntiglio d’onore sagrificata una florida città, dugentomila uomini, e molti milioni. Lo stesso Califfo smontò da cavallo, e imbrattò la veste per dar soccorso a un vecchio decrepito, che era caduto coll’asino in una fossa limacciosa. A quale di queste due azioni avrà egli con più piacere pensato quando fu chiamato dall’angelo della morte2?

[A. D. 841-870] Con Motassem, l’ottavo degli Abbassidi, scomparve la gloria della sua famiglia e della nazione. Quando i vincitori arabi furono dispersi per l’oriente, quando si furono mischiati colle milizie servili della Persia, della Sorìa e dell’Egitto, vennero perdendo l’energia e le bellicose virtù del deserto. Il coraggio dei paesi meridionali è una produzione artificiale della disciplina e del pregiudizio. Era scemata l’attività del fanatismo, e le soldatesche del Califfo, divenute mercenarie, si reclutarono nel settentrione, ove si trova il valor naturale, produzion vigorosa e spontanea di quei climi. Si prendeano in guerra, o si compravano i Turchi3 viventi al di là dell’Oxo e dell’Iaxarte,

  1. Costantino Porfirogenita in vit. Basil. c. 61, pag. 186. È vero che que’ Saracini, come corsari e rinnegati, furono puniti con un rigor particolare.
  2. V. intorno a Teofilo, a Motassem, e alla guerra d’Amorio, il continuator di Teofane (l. III, p. 77-84), Genesio (l. III, pag. 24-34), Cedreno (pag. 528-532), Elmacin (Hist. Saracen., p. 180), Abulfaragio (Dyn., p. 165, 166), Abulfeda (Annal. mosl., p. 191), d’Herbelot (Bibl. orient., p. 639, 640).
  3. Il signor de Guignes, che talvolta trapassa la laguna che