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nei contorni di Bagdad, mentre lo sfortunato Teofilo1 implorava il tardo ed incerto soccorso del suo rivale, l’imperatore dei Franchi. Intanto all’assedio d’Amorio avean perduta la vita settantamila Musulmani, ed erano stati vendicati coll’eccidio di trentamila cristiani, e colle crudeltà praticate verso un egual numero di prigionieri, che furono trattati come i malfattori più atroci. Qualche volta la necessità obbligò le due fazioni ad acconsentire al cambio e al riscatto dei prigionieri2: ma in questa lotta nazionale e religiosa dei due imperi, era senza fiducia la pace e senza dar quartiere la guerra: di rado se lo accordava sul campo di battaglia, e quelli che scampavano dalla morte o erano riservati ad una schiavitù perpetua, ovvero ad orribili torture, ed un imperatore

  1. Era chiamato in Oriente Δυστυχης sciagurato (Continuator Theoph. l. III, p. 84). Ma tanta era l’ignoranza dei popoli d’occidente, che non vergognarono i loro ambasciadori di parlare in un’arringa pubblica „de victoriis quas adversus exteras bellando gentes coelitus fuerat assecutus„ (Annal. Bertinian., apud Pagi, t. III, p. 720).
  2. Abulfaragio (Dynast., p. 167, 168) riferisce uno di quei cambi singolari che si fece sul ponte del Lamo in Cilicia, confine dei due imperi, lontano una giornata all’occidente di Tarso (d’Anville, Geogr. ancien., t. II, p. 91). Quattromila quattrocentosessanta Musulmani, ottocento donne e fanciulli, e cento alleati furono cambiati con egual numero di Greci. Passarono gli uni davanti agli altri a mezzo il ponte, e quando da ambe le parti furon giunti ai lor concittadini esclamarono Allah Acbar e Kyrie eleison! È probabile che allora si facesse il cambio del maggior numero de’ prigionieri di Amorio; ma lo stesso anno (A. E. 231) i più illustri di loro, indicati colle denominazioni di quarantadue martiri, furon decapitati per ordine del Califfo.