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dell'impero romano cap. lii. |
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ciò cinque volte in persona contro i Saracini in guerre offensive e difensive; terribile nell’assalto, ottenne anche nelle sconfitte la stima de’ nemici. Nell’ultima delle sue imprese, entrò in Sorìa, ed assediò l’oscura città di Sozopetra dove a caso era nato il Califfo Motassem, il cui padre Haroun, sì in pace che in guerra, si facea sempre accompagnare dalla prediletta delle sue mogli e delle sue concubine. Allora le armi dei Saracini erano rivolte contro la sedizione di un impostore Persiano, e non potè che intercedere in favore d’una città, per cui aveva una specie di attaccamento figliale. Le sue istanze noiose indussero l’imperatore ad offenderne l’orgoglio in punto sì sensibile. Sozopetra fu arsa; gli abitanti furono mutilati o ignominiosamente segnati da un marchio, e i vincitori rapirono sul territorio de’ contorni mille prigioniere. Era tra queste una matrona della Casa di Abbas, la quale disperata implorò il soccorso di Motassem: irritato questi dall’insulto de’ Greci, credette del suo onore il farne vendetta, e rispondere all’invito fattogli dalla sua parente. Sotto il regno de’ due fratelli maggiori, s’era ristretto il retaggio del più giovine all’Anatolia, all’Armenia, alla Georgia e alla Circassia, e questa situazione sulle frontiere gli avea dato modo di esercitare i suoi talenti militari, sì che fra i titoli che il caso gli avea dati al soprannome di Ottonario1, formano senza dubbio il più onorevole quelle otto battaglie che guadagnò, o almeno
- ↑ Questo numero d’otto fu applicato a diverse circostanze della vita di Motassem. Era egli l’ottavo degli Abbassidi, e regnò otto anni, otto mesi, e otto giorni; lasciò morendo otto figli, otto figlie, otto mila schiavi, e otto milioni d’oro.