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dre, i figli del Califfo si contesero l’eredità, e quegli che vinse la prova, il nobile Almamone, ebbe troppo che fare a ristabilire la pace domestica e la coltura delle scienze.

[A. D. 823] Mentre Almamone regnava in Bagdad, e Michele-il-Balbo in Costantinopoli, gli Arabi soggiogarono le isole di Creta1 e di Sicilia. I loro scrittori, che ignoravano la fama di Giove e di Minosse, non curarono la prima di quelle conquiste: ma non fu trascurata dagli storici Bizantini, che qui cominciano a spargere un po’ più di luce sulle cose del lor tempo2. Una

    (t. II, l. XV, p. 115-124) Cedreno, (p. 447, 478), Eutichio (Annal., t. II, p. 407 ), Elmacin Hist. Saracen., p. 136, 151-152), Abulfaragio (Dynast. p. 147, 151) ed Abulfeda (156, 166-168) parlano delle guerre di Haroun-al-Rashid contro l’impero Romano.

  1. Gli autori che mi hanno meglio istruito dello stato antico e moderno di Creta, sono Belon (Observ. ec. c. 3-20, Paris, 1555), Tournefort (Voyage du Levant, t. I, lettera II e III) e Meursio (Creta, nella raccolta delle sue Opere (t. III, p. 343-544). Benchè Creta sia chiamata da Omero Πιειρα opulenta, e da Dionigi λιπαρη τε και ευβοτος splendida ed ubertosa, non so credere che quell’isola montuosa superasse e nemmeno pareggiar potesse la fertilità della maggior parte dei paesi di Spagna.
  2. Le particolarità più autentiche e più minute si incontrano nei quattro libri della continuazion di Teofane, che Costantino Porfirogenito, fece da sè stesso, o che fu fatta per ordine suo, e pubblicata colla vita di suo padre Basilio il Macedone (Scriptores post Theophan., p. 1-162 da Francesco Combesis, Paris, 1685 ). Vi si narra la perdita di Creta e di Sicilia (l. II, p. 46-52 ). Vi si ponno aggiungere come testimonianze secondarie quelle di Giuseppe Genesio (l. II, pag. 21, Venezia, 1733), di Giorgio Cedrano (Compend., p. 506-508), e di Giovanni Scylitze Curopalata (apud Ba-