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dell'impero romano cap. lii. 365

correggono alcuni errori secondari, senza avere il coraggio di rinunciare all’ipotesi di Tolomeo, e senza avanzare un passo verso la scoperta del sistema solare. Non poteano esser ben accolte le verità scientifiche nelle Corti d’oriente se non se mercè della ignoranza e della sciocchezza; e si sarebbe ributtato l’astronomo, se non avesse avvilito il suo sapere e l’onestà sua colle vane predizioni dell’astrologia1. Ma nella scienza della medicina hanno gli Arabi ottenuto giustissimi elogi. Mesua e Geber, Razis ed Avicenna si sono innalzati alla sublimità dei Greci; e nella città di Bagdad si contavano ottocento sessanta medici approvati, ricchi per la pratica di loro professione2. In Ispagna si affidava la vita dei principi cattolici al sapere dei Saracini3, e la scuola di Salerno, nata dalle dottrine che avean essi portate, richiamò in Italia e nel resto dell’Europa i precetti dell’arte salutare4. Dovettero i buoni suc-

  1. Albumasar e i migliori astronomi arabi convenivano della verità dell’astrologia, e attigneano le loro predizioni più sicure, non già da Venere e Mercurio, ma da Giove e dal Sole. (Abulfaragio Dynast., p. 161-163). V. sullo stato e sui progressi dell’astronomia in Persia il Chardin (Voyages t. III, p. 162-283).
  2. Bibl. arabico-hispana, t. I, pag. 438. L’autore originale narra un’istoria faceta d’un pratico ignorante, ma senza malizia.
  3. Nel 956, Sancio il Grasso, re di Leone, fu guarito dai medici di Cordova. (Mariana, l. VIII, c. 7; t. I, p. 318).
  4. Muratori discute, da quell’uomo dotto e giudizioso che egli era, (Antiquit. Ital. med. aevi, t. III, p. 932-940) ciò che si riferisce alle scuole di Salerno, e alla introduzione della dottrina degli Arabi in Italia (V. pure Giannone, Istoria civile di Napoli t. II, p. 119-127).