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dell'impero romano cap. lii. 361

lusia. Il dominio delle lettere arabe si è prolungato per lo spazio di circa cinque secoli, sino alla grande irruzione dei Mongou, e fu contemporaneo al periodo più oscuro e più ozioso degli annali Europei; ma pare che la letteratura orientale abbia declinato dopo che le scienze comparvero nell’Occidente1.

Nelle biblioteche degli Arabi, come in quelle dell’Europa, la maggior parte di questo enorme ammasso di volumi non aveva che un valor locale ed un pregio immaginario2. Vi stavano in mucchio una farragine d’oratori e di poeti, lo stile dei quali era conforme al gusto e ai costumi del paese; d’istorie generali e particolari, a cui ogni nuova generazione recava il suo tributo d’eroi e di fatti; di raccolte e di commentari sulla giurisprudenza, che pigliavano la loro autorità dalla legge del Profeta; di interpreti del Corano, e di tradizioni ortodosse; finalmente tutto lo stuolo dei teologi polemici, mistici, scolastici e moralisti, considerati come i primarii o gli ultimi degli scrittori, secondo che sono guardati dall’occhio dello scetticismo, o da quel della fede. I libri di scienza o di speculazione poteano

  1. Questi aneddoti letterari sono tratti dalla Bibliotheca arabico-hispana (t. II, p. 38, 71, 201, 202), da Leone Affricano (De Arab. medicis et philosophis, in Fabrizio, Bibl. graec., t. XIII, p. 259-298, ed in particolare p. 274), da Renaudot (Hist. patriar. Alex. p. 274, 275, 536, 537), e dai Remarques chronologiques d’Abulfaragio.
  2. Il Catalogo arabo dell’Escuriale darà un’idea giusta della proporzion delle classi. Nella biblioteca del Cairo, i manoscritti d’astronomia e di medicina eran da seimila e cinquecento, con due bei globi, uno di bronzo e l’altro d’argento (Bibl. arab.-hispana, t. I, p. 417).