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dell'impero romano cap. lii. 359

cere, e insiem con modestia, alle assemblee ed alle dispute degli eruditi. „Non ignorava, dice Abulfaragio, che coloro che consacran la vita a perfezionare l’intelletto, sono gli eletti di Dio, i suoi migliori e più utili servi. L’ignobile ambizion dei Cinesi e dei Turchi può ben insuperbirsi dell’industria delle lor mani e dei lor godimenti sensuali: ma quegli abili operai non devono considerare se non se con disperata invidia gli esagoni, e le piramidi delle celle d’un alveare1. La ferocia de’ leoni e delle tigri debbe atterrire quegli uomini valorosi, e nei piaceri dell’amore la forza loro è bene inferiore a quella dei più vili quadrupedi. I maestri della sapienza sono i veri luminari e i legislatori del Mondo, il quale senza di loro ricadrebbe nell’ignoranza e nella barbarie2„. Nei principi della Casa d’Abbas, che succedettero ad Almamone, pari fu la curiosità e lo zelo d’apprendere: i lor rivali, i Fatimiti d’Affrica,

  1. V. le particolarità di questa curiosa architettura delle api in Réaumur (Hist. des Insectes, t. V., Memoria 8). Questi esagoni son terminati da una piramide. Un matematico ha cercato quali angoli dei tre lati d’una tal piramide adempirebbero al dato fine colla minor quantità di materie possibili, ed ha determinato il più grande in 109°, 26’, e il più piccolo in 70°, 34’. La misura che seguono le api è di 109°, 28’, e di 70°, 32’. Questa perfetta concordanza non fa onore per altro al lavoro se non a danno dell’artista, poichè le api non conoscono la geometria trascendente.
  2. Saied-Ebn-Ahmed, Cadì di Toledo, che morì A. E. 462, A. D. 1069, ha somministrato ad Abulfaragio (Dynast. p. 160) questo passo singolare, come pure il testo dello Specimen Historiae Arabum del Pocock. Alcuni aneddoti letterari sui filosofi e i medici ec., vissuti sotto ogni Califfo, formano il primario pregio delle dinastie di Abulfaragio.