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356 | storia della decadenza |
quando andava al campo era seguìto da dodicimila guardie a cavallo che aveano cinture e scimitarre guarnite d’oro1.
Nella condizione privata avviene che le nostre voglie sono represse dalla povertà a dalla subordinazione: ma un despota, alle cui brame tutti servono ciecamente, dispone della vita e del braccio di milioni d’uomini presti sempre a soddisfare senza indugio ogni suo capriccio. Noi siamo abbacinati da una condizione sì luminosa, e, ad onta dei consigli della fredda ragione, pochi sono fra noi che ostinatamente ricusassero di provare i piaceri e le cure del regno. Può dunque riescire a qualche utilità l’indicare in proposito l’opinione di quel medesimo Abdalrahman, la magnificenza del quale ci ha mossi forse ad ammirazione e ad invidia, e il riportare uno scritto di sua mano trovato dopo la sua morte nel gabinetto di lui. „Presentemente io conto cinquant’anni di regno, sempre vittorioso o in pace, amato dai sudditi, temuto dai nemici, rispettato dagli alleati: ho avuto a seconda de’ miei desiderii ricchezza, onori, potenza e piaceri, e pare che nulla dovesse mancare sulla terra alla mia felicità. In questo stato ho voluto attentamente tener conto di tutti i giorni in cui ho provato una felicità vera; essi non furono che quattordici.... oh! uomo, non porre mai la tua fiducia nelle cose di questo Mondo2„. Il lusso dei