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con gran forza, facevano molta impressione sull’uditorio. L’ingegno e il valore d’un poeta nascente erano dalla sua tribù, e dalle alleate per tutto decantati. S’imbandiva un solenne banchetto; un coro di donne battendo i timballi, in un assetto da giorno nuziale, cantavano davanti a’ figli e agli sposi la fortuna della loro tribù; erano vicendevoli le congratulazioni pel nuovo campione che s’apparecchiava a sostenere le loro ragioni, pel nuovo eroe che doveva immortalare il lor nome. Le tribù più remote e le più nemiche fra loro, andavano ad una fiera annuale, abolita poi dal fanatismo de’ primi Musulmani, e siffatta assemblea nazionale debbe pure aver contribuito molto a dirozzare, ed a familiarizzare insieme que’ Barbari. Trenta giorni spendeansi a permutare biada e vino, non che a recitare componimenti d’eloquenza e di poesia. La magnanima gara de’ poeti veniva disputando il premio, e l’Opera che ottenea la corona si deponeva negli archivi de’ principi e degli Emiri: furono recati in idioma inglese i sette poemi originali impressi in lettere d’oro, e appesi nel tempio della Mecca1. I poeti Arabi

    negata la superiorità di che si dan vanto i Beduini. Le cento sessantanove sentenze di Alì (tradotte in inglese da Ockley, a Londra, 1718) sono un saggio dello spirito de’ frizzi in cui son singolari gli Arabi.

  1. Pocock (Specimen, p. 158-161) e Casiri (Bibl. Hisp. Arab., t. I, p. 48-84, ec., 119; t. II, p. 17, ec.) parlano de’ poeti Arabi anteriori a Maometto. I sette poemi della Caaba furono stampati in inglese da Sir William Jones; ma l’onorevole missione che gli fu commessa nell’India ci ha privato delle sue note molto più interessanti che non quel testo vieto ed oscuro.