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352 storia della decadenza

masco, che già era stata la residenza degli Ommiadi bagnata del lor sangue, ed Almansor, fratello e successore di Saffah, gettò le fondamenta di Bagdad1, ove risiedettero per cinquecento anni i Califfi suoi successori2. Fu collocata la nuova capitale sulla riva orientale del Tigri circa quindici miglia al di sopra delle rovine di Modain; fu cinta d’un doppio muro di forma circolare, e sì rapido fu l’aumento di questa città, oggi ridotta a città di provincia, che ottocentomila uomini e sessantamila donne di Bagdad e dei villaggi vicini assistettero ai funerali d’un Santo, amato dal popolo. In questa città di pace3, in mezzo alle dovizie dell’oriente, assai

  1. Il geografo d’Anville (l’Euphrate et le Tigre, p. 121-123) e il d’Herbelot (Biblioth. orient., p. 167, 168) bastano a dar a conoscere Bagdad. I nostri viaggiatori Pietro della Valle (t. I, p. 688-698), Tavernier (t. I, p. 230-238), Thevenot (part. II, p. 209-212), Otter (t. I, p. 162-168) e Niebuhr (Voyage en Arabie, t. II, p. 239-271) non la videro che decaduta; e per quanto io so, il geografo di Nubia (p. 204) e l’Ebreo Beniamino di Tudela (Itinerarium, p. 112-123, di Const. imperatore, apud Elzevir 1633), sono i soli scrittori che vedessero Bagdad sotto il regno degli Abbassidi.
  2. Si posero le fondamenta di Bagdad, A. E. 145 (A. D. 762). Mostasem, ultimo degli Abbassidi, venne in balìa dei Tartari che lo mandarono a morte, A. E. 656 (A. D. 1258, 20 febbraio).
  3. Medinat al Salem, Dar al Salam. Urbs pacis, o Ειρηνοπολις (Irenopoli), secondo la denominazione ancor più elegante che le han data i scrittori Bizantini. Non van d’accordo gli autori sull’etimologia di Bagdad; ma convengono che la prima sillaba in lingua persiana significa un giardino di Dad, eremita cristiano, la cella del quale era la sola abitazione che fosse nel sito ove si fabbricò la città.