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dell'impero romano cap. lii. | 351 |
i suoi dominii. Un ardito emissario andò a sospendere davanti al palagio della Mecca la testa di Ala, conservata nel sale e nella canfora; ed il Califfo Almansor fu ben lieto, per la propria sicurezza, d’essere pei mari e per una vasta ampiezza di paese diviso da un sì terribile avversario. Non ebbero alcun effetto i loro nuovi divisamenti, e le dichiarazioni di guerra; la Spagna, invece d’aprir una porta al conquisto dell’Europa, fu staccata dal tronco della monarchia, e, impelagata in guerre continue coll’oriente, parve propensa a mantener la pace e i vincoli d’amicizia coi principi cristiani di Costantinopoli e di Francia. All’esempio degli Ommiadi si conformarono i discendenti veri o supposti di Alì, cioè gli Edrissiti di Mauritania, e i Fatimiti dell’Egitto e dell’Affrica, i più potenti di tutti. Nel decimo secolo tre Califfi, o comandanti de’ fedeli che regnavano in Bagdad, in Cairoan ed in Cordova si contendeano il trono di Maometto, si scomunicavano a vicenda, e non erano d’accordo che su questa massima di discordia, che un Settario è più odioso e più colpevole di un infedele1.
Era la Mecca il patrimonio della linea di Hashem, ma non si avvisarono mai gli Abbassidi di soggiornare nella città del Profeta. Presero avversione per Da-
- ↑ Io non confuterò gli errori bizzarri, nè le chimere di Sir William Temple (Oeuvres, v. III, p. 372-374, ediz. in 8), nè del Voltaire (Hist. générale, c. 28, tom. II, p. 124, 125, ediz. di Losanna) sulla division dell’impero de’ Saracini. Gli errori del Voltaire provengono da difetto di notizie e di riflessione: ma sir William fu tratto in inganno da un impostore Spagnuolo, che ha inventato una storia apocrifa del conquisto della Spagna fatto dagli Arabi.